giovedì 10 ottobre 2013

mercoledì 9

È bene per loro che rimangano come sono anch'io (1 Cor. 7:8)



Non è che Paolo, non essendo sposato, si considerasse per questo superiore a chi lo era, come fa quella parte del clero della cristianità che osserva il celibato obbligatorio. Piuttosto fece rilevare un vantaggio comune a molti ministri della buona notizia che non sono sposati. Di quale vantaggio si tratta? Un cristiano non sposato spesso ha la flessibilità necessaria per accettare incarichi nel servizio di Geova che potrebbero non essere alla portata di una persona sposata. A Paolo fu concesso il privilegio speciale di essere "apostolo delle nazioni" (Rom. 11:13). Leggendo i capitoli da 13 a 20 di Atti potrete seguire l'apostolo e gli altri missionari che lo accompagnano mentre raggiungono nuovi territori e formano congregazioni in un luogo dopo l'altro. Nel suo ministero Paolo sopportò prove che oggi pochi affrontano (2 Cor. 11:23-27, 32, 33). Nondimeno riteneva che valesse la pena affrontare quelle difficoltà per la gioia che provava nell'aiutare molti a diventare discepoli (1 Tess. 1:2-7, 9; 2:19). Sarebbe riuscito a fare tutto quello che fece se fosse stato sposato o avesse avuto una famiglia? Probabilmente no. w11 15/10 2:5, 6